La Scala della Strega è uno di quegli incantesimi che si sente spesso nominare, ma di cui raramente si sente parlare nello specifico.
Viene anche usata a livello pratico per contare un certo numero di operazioni richieste magari da quei rituali più complessi, che prevedono la ripetizione di determinate parole e/o gesti.
UN’ANTICA FORMA DI MAGIA DEI NODI?
Esistono testimonianze di incantesimi lanciati con qualcosa di simile alla Scala delle Streghe già nell'antico Egitto, in Grecia e a Roma. Talismani, amuleti, piume, monete e oggetti personali venivano intrecciati e legati in nodi per manifestare e rafforzare risultati specifici e desideri.
I pescatori egiziani annodavano pelli di pesce ad un pezzo di corda per propiziare il bel tempo. Quando le pelli si asciugavano, se ne annodavano di nuove per invocare venti favorevoli.
Nelle antiche tradizioni orientali, la giada e altre gemme preziose venivano legate all’interno delle cinture che le donne si annodavano in vita per propiziare la fertilità e il matrimonio.
LA SCALA DELLA STREGA: STORIA, LEGGENDE, FOLKLORE E MISTERI
Lo scopo originario della Scala della Strega, resta ancora oggi un mistero.
Sebbene legate all’antica pratica di Magia dei Nodi, la Scala della Strega propriamente detta, sembra essere una forma estremamente moderna di magia.
La prima Scala della Strega di epoca moderna, pare essere stata ritrovata alla fine del XIX secolo in una vecchia casa a Wellington, nel Somerset, in Inghilterra, che fu demolita nel 1878. Nella soffitta seminascosta della casa, furono rinvenute sei scope, una poltrona e un pezzo di spago lungo un metro e mezzo con piume delle pollo intrecciate. Gli operai che trovarono questi oggetti pensarono che la poltrona servisse alle streghe per riposare, le scope per volare e la corda per fungere da scala per aiutarle ad attraversare i tetti (e da qui sarebbe proprio stato coniato il nome di quest’oggetto).
La casa aveva già una reputazione spaventosa tra la gente del posto, poiché si diceva fosse stata abitata da una donna che era strega, e che era morta nell'edificio. I ritrovamenti degli operai rafforzarono queste paure e iniziarono così a farsi largo storie e racconti sulla casa e su quello che poteva essere successo lì dentro.
LE TEORIE DI COLLES
Anche se la scoperta della Scala delle Streghe, ebbe parecchie risonanza a livello locale, non ricevette un'attenzione più ampia fino a quando il folklorista Abraham Colles, si recò nella zona di Wellington nove anni dopo.
Dopo aver sentito parlare della Scala delle Streghe, Colles ne fu subito incuriosito. Cercò gli operai che l'avevano ritrovata e li intervistò. Anche se Colles non fu in grado di stabilire cosa avesse portato gli operai a stabilire una connessione tra quegli oggetti e la stregoneria, continuò a fare le sue indagini tra la gente del posto. Non riuscì a scoprire molto, anche se alcune vecchie signore fecero strani e vaghi accenni a “una corda con le piume”.
Nel 1887, Colles scrisse un articolo, probabilmente curato dall'influente antropologo Edward Burnett Tylor, per The Folk-Lore Journal, la rivista della Folk-Lore Society. Questo articolo, con tanto di bozzetto della Scala delle Streghe, descriveva il ritrovamento del manufatto e quel poco che Colles aveva scoperto sui suoi possibili scopi.
L'articolo di Colles e Tylor accese riscosse un successo enorme nella comunità vittoriana e scatenò alcuni affascinanti suggerimenti sugli usi della Scala delle Streghe.
LE TEORIE DI LELAND
Tra coloro che diedero la propria opinione su questo manufatto, vi fa anche Charles Godfrey Leland. Leland era in Toscana quando sentì parlare della Scala delle Streghe, iniziò così ad indagare a sua volta e convenne che le streghe locali usavano un oggetto simile chiamato "Ghirlanda delle Streghe", e che venisse usata per infliggere maledizioni.
Le ricerche di Leland su questo oggetto trovarono nel suo libro Etruscan Remains in Popular Tradition (1892). La ghirlanda, scrive Leland, era fatta di corda, intrecciata con ciocche di capelli della vittima, a cui erano annodate piume nere di gallina. La strega toscana strappava le piume una alla volta, da una gallina nera viva e, mentre annodava ogni piuma alla corda, pronunciava una maledizione. Poi metteva un fantoccio a forma gallo o gallina nera, fatto di cotone o di un materiale simile, accanto alla ghirlanda e ci metteva sopra una croce di spilli neri.
La strega nascondeva questi oggetti nel materasso della persona a cui voleva fare del male. Lì nascosta, la ghirlanda causava dolori, malesseri, malattie o addirittura la morte, a seconda delle maledizioni che la strega aveva lanciato sulla sua vittima.
Per rompere la maledizione, affermava Leland, il malato doveva cercare la gallina da cui erano state strappate le piume, e gettare ghirlanda e gallina viva in un corso d’acqua. La vittima doveva poi entrare in una chiesa durante un battesimo, recitare un certo incantesimo e poi aspergersi con acqua santa.
LE TOERIE DI FRAZER
L'articolo di Colles sul Folk-Lore Journal attirò anche l'interesse di James George Frazer, l'autore de Il Ramo d’Oro. Frazer suggerì che la Scala delle Streghe potesse essere stata usata in incantesimo che avevano come scopo il rubare il latte dal bestiame dei vicini. Incantesimi simili erano stati studiati dall’antropologo in Germania e Scozia.
LA SCALA DELLE STREGHE E LA LETTERATURA
A questo punto, visto il clamore suscitato attorno a quest’oggetto, tanto da richiamare le attenzioni e le teorie dei più importanti antropologi e studiosi dell’epoca, non c’è da stupirsi che la Scala delle Streghe trovò anche posto all’interno della letteratura vittoriana.
Sabine Baring-Gould, uno fra i prolifici scrittori dell’epoca, inserì una Scala delle Streghe all’interno del suo romanzo del 1893, Mrs Curgenven of Curgenven.
La Scala delle Streghe qui descritta è fatta di lana nera e filo bianco e marrone, con piume di galli e fagiani alternate intrecciate ogni cinque centimetri. Nel romanzo si descrive come la Scala servisse a maledire uno dei personaggi del romando:
"Ci sono tutti i tipi di dolori in quei nodi e in quelle piume... ogni desiderio malato troverà la strada, uno dopo l'altro, verso la giuntura e le ossa e la testa e le membra…”
Baring-Gould fa lanciare alla sua strega la Scala nelle acque di una lago, affinché marcendo lentamente tra le acque, e dissolvendo così i suoi nodi, possa rilasciare le sue maledizioni che risalgono in superficie come bolle, per colpire il proprio obiettivo.
Un altro romanzo, The Witch Ladder di E. Tyler (1911), racconta di una Scala delle Streghe posta sotto a un tetto, da dove diffonde la sua magia maligna per indebolire la sua vittima e causarne la morte.
LA SCALA DELLE STREGHE DI WELLINGTON
La Scala delle Streghe ritrovata nella soffitta di Wellington si trova oggi esposta al Witchcraft and Magic Case nel Pitt Rivers Museum. Questo museo, che fa parte dell'Università di Oxford, ospita importanti manufatti antropologici e archeologici. E forse, se la Scala delle Streghe è giunta fino a noi, è proprio grazie al prestigio di questo luogo di esposizione, e all'impatto che essa ha avuto sugli studi di magia e folklore.
La Scala fu donata nel 1911 da Anna Tylor, la moglie di Edward Burnett Tylor, che insegnava antropologia a Oxford ed era il custode del Museo dell'Università. Quando donò la Scala al Pitt Rivers Museum, la signora Tylor allegò una nota su cui si legge:
“La "Scala delle Streghe" proviene da qui (Wellington). Una vecchia donna, che si diceva fosse una strega, è morta, questa è stata trovata in una soffitta, e mandata a mio marito. Era descritta come fatta di piume di "cervo" (gallo), e si pensava che servisse per portare via il latte dalle mucche dei vicini - non si parlava di volare o salire. C'è un romanzo chiamato “The Witch Ladder” di E. Tyler in cui la scala è arrotolata nel tetto per causare la morte di qualcuno”.
La nota della signora Tylor è riassunta più o meno fedelmente sull'etichetta che accompagna oggi l’esposizione della Scala delle Streghe, nella sua teca:
“Scala delle streghe fatta con piume di gallo. Si dice che sia stata usata per portare via il latte dalle mucche dei vicini e per causare la morte delle persone. Da una soffitta nella casa di una vecchia donna (una strega?) che morì a Wellington".
DUBBI SULLA SCALA DELLE STREGHE
Il 2 settembre 1887, Edward Burnett Tylor presentò la Scala delle Streghe a una riunione della British Association for the Advancement of Science a Manchester. Mentre Tylor iniziava a spiegare cosa pensava che fosse, due membri del pubblico si alzarono bruscamente e intervennero affermando che quell’oggetto era un Sewel, ovvero una specie di spaventapasseri, costruito con corda e piume, che veniva appeso per tenere lontani i cervi da campi e giardini. Preso alla sprovvista, Tylor disse che avrebbe cercato di trovare un Sewel per confrontarlo con la Scala delle Streghe in suo possesso, anche se non ci sono prove che l'abbia mai fatto.
Scoraggiato dall’esperienza vissuta a Manchester, Tylor era riluttante ad esporre la Scala delle Streghe al 2° Congresso Internazionale del Folklore di Londra nel 1891, e affermò:
“Fino ad oggi non ho mai trovato la necessaria conferma dell'affermazione che una tale cosa fosse davvero usata per la magia”.
Sempre nel 1891, Tylor disse che sebbene "l'opinione comune" fosse che la Scala era un oggetto magico, chi si opponeva non aveva elementi sufficienti per dimostrare il contrario, tuttavia mancavano ancora elementi che potessero confermare al cento per cento la sua appartenenza alla famiglia degli strumenti magici.
Tylor era, ancora desideroso di trovare qualsiasi informazione che potesse determinare se il manufatto fosse una qualche forma di ausilio magico. Decise così di scrivere a Sabine Baring-Gould per chiedere quali fonti avesse usato per la Scala delle Streghe, citata nel suo romanzo. Forse un così dotto folklorista e ricercatore sarebbe stato in grado di dissipare i suoi dubbi.
In una lettera del 1893, Baring-Gould rispose:
"Vorrei poterle dare qualche cosa di certo sulle scale delle streghe […] Quello che ho scritto nel mio romanzo, ovvero di immergere la Scala in un lago, affinché marcendo, liberasse le sue maledizioni, era pura invenzione”.
Per cercare di aiutare Tylor, Baring-Gould fece delle ricerche tra i suoi contatti. Parlò con Marianne Voder, una donna che si diceva fosse una strega. Baring-Gould raccontò a Tylor che quando chiese alla donna della Scala delle Streghe, Marianne: “disse di non sapere nulla di un oggetto simile, e pensò che quello trovato a Wellington non fosse altro che una corda con delle piume per spaventare gli uccelli”.
L'unico altro esempio contemporaneo, di Scala delle Streghe, è una corda piumata che sempre i Tylor donarono al Pitt Rivers Museum, sempre nel 1911. Le piume su questa seconda versione sembrano più nuove e ordinate rispetto a quella rinvenuta nella soffitta di Wellington, forse perché questa seconda scala era più recente.
I DUBBI SULLE TEORIE DI LELAND
Ma che dire allora di ciò che aveva scoperto Leland in Italia, sulle Ghirlande delle Streghe? Non potrebbero queste essere imparentate in qualche modo con la Scala delle Streghe, e di conseguenze le une e le altre, avere gli stessi scopi?
Purtroppo, nonostante l’importanza letteraria del suo lavoro, considerati i suoi “precedenti”, molte delle informazioni diffuse da Leland oggi vengono contestate e messe in dubbio, e bene o male qualsiasi cosa diffusa dall’autore e studioso, merita di essere presa sempre un po’ con le pinze.
Leland - da uomo intelligente ed erudito e da ricercatore esperto - potrebbe davvero aver scoperto che le streghe italiane annodavano le loro maledizioni in forma di ghirlande. Ma, alla luce della sua tendenza alle imprecisioni e alle esagerazioni, le sue affermazioni non possono essere considerate del tutto affidabili.
COS'ERA DUNQUE LA "SCALA DELLE STREGHE"?
Se volessimo analizzare razionalmente e da una prospettiva scettica, il ritrovamento della Scale delle Streghe nella soffitta di Wellington, potremmo farlo così:
La comunità locale aveva già associato quella casa alla stregoneria, così quando gli operai trovarono dei manici di scopa nella soffitta, la loro immaginazione si accese istantaneamente. Trovando anche quella corda, e non sapendo a cosa servisse, decisero che dovesse essere un qualche dispositivo magico e lo chiamarono "scala".
Quando i folkloristi e gli antropologi vittoriani vennero a conoscenza del ritrovamento, elaborarono le teorie degli operai, e quando i romanzieri si impadronirono della nozione di "Scala delle Streghe” questo concetto fece il suo ingresso nella cultura popolare.
In parole povero: gli stessi folkloristi erano riusciti ad inventare un pezzo di folklore!
LA SCALA DELLE STREGHE, OGGI
Paradossalmente, nonostante la magia dei nodi sia una forma ancestrale di magia, e da sempre oggetti, pietre, piume, cristalli siano stati annodati all’interno di corde e nastri, potrebbe essere che le Scale delle Streghe, propriamente dette e concepite, siano più diffuse oggi di quanto lo siano mai state in passato.
Alcuni praticanti neopagani e wiccan le usano, anche se principalmente con scopi postivi e di manifestazione. Come sappiamo, lo sviluppo del neopaganesimo è stato influenzato da personaggi quali Gerald Gardner, Margaret Murray e Charles Godfrey Leland: tutti membri della Folk-Lore Society e quindi tutti a conoscenza della scoperta della Scala delle Streghe della soffitta di Willington.
Possiamo quindi sicuramente dire che quel pezzo di corda logoro e piumato in cui si sono imbattuti degli operai vittoriani in quella vecchia soffitta del Somerset ha avuto, in un modo o nell'altro, un certo impatto.
CREARE LA SCALA DELLE STREGHE
Tradizionalmente, scala della strega è realizzato con filo rosso, bianco e nero, e poi sette o nove penne di diverso colore, o altri oggetti come ciondoli, chiavi, ossa, cristalli, conchiglie, vetri di mare…
In un’altra versione si dice che il cordino o il nastro usato, presenti tre, nove o tredici nodi; oppure in un altro esempio ancora, è richiesto che il cordino contenga quaranta perline (o oggetti) e quaranta nodi.
La Scala della Strega può essere realizzata tutta in univa volta, oppure l’operazione può essere suddivisa secondo delle tempistiche più lunghe, a seconda delle esigenze e delle necessità.
Generalmente tutta la parte di legatura e annodatura è accompagnata dalla recitazione di formule, mantra, incantesimi.
In una Scala della Strega con 9 nodi (il tipo più classico) si può perfettamente recitare l’Incantesimo dei 9 Nodi.
A prescindere dalle indicazioni e istruzioni più tradizionali, possiamo adattare ovviamente quest’incantesimo alle nostre esigenze. Di conseguenza, potremmo scegliere fili, cordini e nastri i cui colori corrispondano all’intento che desideriamo manifestare, così come la scelta degli oggetti da annodare, può ugualmente accompagnare l’intenzione. Ricordate che in magia “il simile attira il simile”. Unica indicazione, sarebbe meglio usare solo un tipo di oggetto: nove perline, nove conchiglie, nove piume, nove chiavi, nove ossa…
Tagliate i fili in modo da avere tre pezzi della stessa lunghezza; di solito un metro o giù di lì va bene. Legate le estremità dei tre pezzi di filo insieme in un nodo. Iniziate a intrecciare il filo insieme, legando le piume o le perline nel filo e fissandole con un nodo robusto.
Ripetete il vostro incantesimo mentre intrecciate i fili e annodate gli oggetti. Gli oggetti che decidete di annodare nella corda, devono essere posizionati a intervalli uguali, uniformemente distanziati, dal basso verso l'alto.
Mentre legate gli oggetti e i nodi, focalizzatevi sul vostro intento. Quando fate l'ultimo e nono nodo, indirizzate tutta la vostra energia nella corda. Ora che l'energia è letteralmente immagazzinata nei nodi della Scala della Strega, annodate l'estremità e appendetela in verticale, oppure legate insieme le due estremità insieme formando un cerchio: una ghirlanda.
A seconda dello scopo e dell’intento con cui l’avete creata, potreste decidere se lasciarla esposta, sotto gli occhi di tutti (come nel caso di una Scala di Protezione, che potreste appendere vicino la soglia d’ingresso), o se riporla al sicuro, lontana da sguardi indiscreti (nel caso di desideri più privati).
Se doveste cambiare idea, o volete disfarvi della vostra Scala, scioglietene i nodi e bruciate o seppellite il tutto.
© L’Almanacco delle Streghe