Quest'articolo, era parte di una serie di quattro approfoindimenti su cui ho iniziato a lavorare a Novembre 2020. Al momento il lavoro di ricerca e di scrittura non è ancora terminato, tuttavia vista la sempre più frequente domanda circa la differenza tra i termini sabba e Sabbat, ho deciso di pubblicare questa prima parte, in attesa di terminare il lavoro che porterà alla pubblicazione del materiale ancora in fase di elaborazione.
INTRODUCTIO
La presente dissertazione è frutto di una ricerca personale. Ciò che ha mosso tale ricerca è stata anzitutto la mia curiosità nel voler approfondire e ricercare alcuni tra gli aspetti più folkloristici della stregoneria. Diverse e numerose sono state le fonti consultate, tanto librarie quanto online, tanto in lingua italiana che in inglese, francese e spagnolo. Ai miei occhi, semplice e mero ricercatore, scartate quelle palesemente infondate, tutte le altre sono sembrate attendibili e serie, anche laddove discordanti tra loro. Tuttavia, non essendo io uno storico, un filologo, un antropologo o un archeologo, non possiedo i reali mezzi per confutare una tesi piuttosto che un’altra. Per tale motivo, la seguente ricerca potrebbe essere non priva di errori o approssimazioni. Laddove qualcuno più competente e ferrato di me in materia, dovesse notare delle imprecisioni e volesse segnalarmele, fornendo prove che dimostrino il contrario, sarò ben lieto di correggere il mio errore. Ma fino ad allora, chiedo a voi che mi leggete di prendere il seguente studio come il risultato personale di un umile cercatore di conoscenza, esattamente come lo siete voi.
CONCILIUM: IL SABBA DELLE STREGHE
Chi mi conosce sa, che la mia pratica si basa tantissimo su quella che ho definito (non so se sia un termine acclarato o meno): Magia Liminale. Incroci, soglie, momenti crepuscolari, discese agli Inferi e passaggi oltre il Velo, sono temi che caratterizzano la mia stregoneria.
Ma se pensiamo alle credenze del folklore, c’è uno spazio o un momento liminale, un luogo/non luogo, un tempo fuori dal tempo, che è stato da sempre al centro dei racconti di stregoneria medievale. È un luogo dove le streghe si riunivano per mettere in atto le loro azioni più recondite e i loro atti più biechi. Questo luogo, che è stato descritto da una miriade di persone sia del passato che del presente, aleggia ed esiste da qualche parte tra il regno della fantasia e quello della realtà, un luogo altro, fuori dal nostro Mondo, da tutti conosciuto come “il sabba delle streghe”.
SABBA, SABBAT, SABBATH…?
Per cominciare, è necessaria una premessa linguistica ed etimologica sul termine sabba e sulle sue varianti.
Come moderni pagani italiani, siamo abituati a identificare con il termine Sabba, tanto i concili notturni delle streghe legati ai secoli bui, quanto i rituali e i festeggiamenti stagionali legati alla Ruota dell’Anno: Samhain, Yule, Imbolc, Ostara, Beltane, Litha, Lughnasadh e Mabon, sono gli otto Sabba che celebriamo.
Se ci spostiamo nei paesi di lingua anglofona, la cosa già cambia. Basta infatti aprire un qualsiasi libro scritto in inglese per notare come le otto feste dell’anno pagano, siano raggruppate sotto il nome di Sabbat (o Sabbats, al plurale).
Esiste poi un terzo termine, sempre nei testi in lingua inglese, che è Sabbath, termine comparso intorno al XIV secolo, ma che avrebbe trovato larga diffusione solo a partire dal XVI secolo. Nella letteratura contemporanea, è difficile trovarlo associato alle festività della Ruota dell’Anno; generalmente viene impiegato per riferirsi al significato tradizionale e folkloristico di sabba.
E quale sarebbe questo significato?
Tradizionalmente la parola sabba (corrispondente all’inglese Sabbath, o Witches’ Sabbath) indicava un raduno di streghe durante il quale, secondo la tradizione, le streghe incontravano il Diavolo, stipulavano patti e compivano pratiche magiche, riti orgiastici e azioni blasfeme.
Oggi il termine inglese Sabbath, sta tornando assai in uso tra i praticanti dell’odierna Stregoneria Tradizionale, indicando con questo termine tutta una serie di pratiche estatiche e magiche in grado di portare il praticante in uno stato non ordinario di coscienza per viaggiare e muoversi tra i Mondi, partecipando così ad una sabba ultraterreno. Quest’accezione si avvicina molto all’idea popolare di sabba e si discosta totalmente invece da quella di Sabbat intesa come festa stagionale.
Date queste premesse, a mio avviso, sarebbe più corretto fare una distinzione anche nella nostra lingua ed usare in italiano il termine “sabba” (con lettera minuscola) qualora s’intendesse fare riferimento tanto alle storie dei raduni tramandati dai racconti medievali (significato che già possiede), quanto alle moderne pratiche estatiche della Stregoneria Tradizionale; e “Sabbat” (lettera maiuscola e “t” finale) per indicare le festività che hanno avuto origine dagli antichi culti agricoli e che scandiscono il tempo di molti moderni pagani. Ovviamente questa è un’idea del tutto soggettiva, ognuno si senta libera di intendere le due cose con i termini che ritiene più appropriati, tuttavia per una questione di coerenza e di comprensione, mi atterrò alla suddetta nomenclatura per tutta l’esposizione delle presente ricerca.
L’ETIMOLOGIA
Nell’introduzione a “Storia Notturna: una decifrazione del sabba” (1989), Carlo Ginzburg, saggista, storico e accademico italiano, sfata subito ogni dubbio: il temine sabba è di “oscura etimologia”. Anche Gardner in “Witchcraft Today”, afferma: “Ho chiesto ai miei amici qual era il reale significato di Sabba e loro non lo sanno”. Insomma provare a cercare l’origine di questo termine, sembra impresa tutt’altro che certa e ogni considerazione resta ipotetica. Vediamo quali sono le varie ipotesi sull’origine del termine sabba (o sabbat o anche sabbath, in questo caso).
- Il termine deriverebbe dal latino “sabbatum”, ovvero “sabato”. Questo perché era idea comune che il sabba si svolgesse principalmente nel giorno di sabato e, più precisamente, o durante la notte tra sabato e domenica, o tra il venerdì e il sabato. Tuttavia esistono fonti discordanti al riguardo.
- Il termine Sabbath, sarebbe una storpiatura del termine ebraico Shabbat (o anche Shabbath). In questo caso, oltre a fare riferimento sempre al sabato, giorno di riposo degli Ebrei, il termine denoterebbe tutti quei pregiudizi e quell’antisemitismo, diffusi in Europa fin dall'Alto Medioevo nei confronti della religione Ebraica, considerata immorale, perversa ed eretica. A confermare questa teoria, ci sarebbe il fatto che prima di sabba, uno dei termini più eruditi che si trovava nei documenti per definire le assemblee dei miscredenti era “sagrum synagoga” (sinagoga, deriva dal greco e significa adunanza, assemblea). Ginzburg ci ricorda infatti che Ebrei, Musulmani e lebbrosi, sono stati tra i primi ad essere considerati infedeli e a subire le persecuzioni.
- Sempre associato all’Ebraismo, il termine sarebbe stato scelto perché legato al numero 7. Nell’antica Babilonia, il settimo giorno era considerato sfortunato e per tale motivo certe attività erano vietate. Da quest’antica usanza sarebbe derivato il giorno di riposo della religione Ebraica.
- Associato invece ad un altro gruppo di infedeli, Ginzburg cita il termine “ensabatés”, parola usata per indicare i Valdesi, scomunicati dalla Chiesa dopo il Concilio di Verona del 1184.
- Una delle ipotesi riportate da Gerald Gardner, vede l’origine del termine legata al dio Dioniso Sabazio, corrispondente all’ebraico Oreb, il Signore Dio di Sabaoth. La fonte sarebbe Plutarco che in Synus (IV, 6) dice che gli Ebrei adoravano Dioniso e per questo il loro Sabba aveva preso il nome da Sabazio, che era una delle sue forme. Sabazio era una divinità estatica con aspetto esotico-orgastici. Il suo culto aveva forme misteriche esoteriche: i riti d’iniziazione si celebravano di notte, con una finta morte e resurrezione e una simbolica unione sessuale con il dio, rappresentato da un serpente; mentre di giorni si tenevano processioni e si pronunciavano formule rituali.
- Legata all’esempio precedente, l’ipotesi che il termini derivi da “sabae” ovvero “capra”, con un chiaro riferimento ai riti delle Baccanti e ai loro raduni orgiastici, durante i quali danzavano coperte da pelli di capra; oltre al fatto che il capro era uno dei simboli legati al sabba.
- Secondo Margaret Murray invece, il termine non sarebbe minimamente collegato al numero 7, né tantomeno ai riferimenti ebraici. Deriverebbe invece dal francese “s’esbettre”, col significato di sollazzarsi, divertirsi, sottolineando così la natura gioiosa di questi incontri. Dallo stesso termine francese, Murray conia per la prima volta il termine Esbat, che nella sua visione indicava una sabba più piccolo e intimo.
- In fine, il saggista britannico scomparso da qualche anno, Laurence Gardner, riteneva che il termine derivasse dallo “Shabattu” mesopotamico, la festa mensile dell’antica Accad, dedicata alla luna piena.
Esistevano poi tutta una serie di termini volgari come “zoc”, “stroz”, “striozzo”, “striazzo”, “stregozzo”, “barlòtt”, “barilotto”, “carnevaletti” e “comunelle”; termini stranieri come il basco “akelarre” derivante da “akerra” ovvero caprone, che era la forma assunta da demonio; e i già citati “sinagoga”, “tregenda” e “buon gioco”, o “gioco di Diana”. Propria Diana, durante i processi e negli atti processuali, viene definita “Signora del gioco”, dove “gioco” traduce il latino “ludus”, nelle sue accezioni di “luogo dove si impara” oppure “passatempo dilettevole”.
IL TERMINE IN SAGGISTICA
Nella saggistica e nella manualistica italiana, sia che si tratti di testi di antropologia o ricerca storica, sia di manuali base o testi per pagani e neopagani alle prime armi, il termine che si incontra è quasi sempre “sabba”, usato in maniera interscambiabile a seconda del contesto e dell’argomento trattato.
Anche nei testi tradotti dall’inglese, il “Sabbat” festivo diventa quasi sempre il “Sabba” (la maiuscola o la minuscola non fa differenza). Esempio palese, è la traduzione del primo volume de “La Bibbia delle Streghe” dei coniugi Farrar, il cui sottotitolo originale è “Eight Sabbats for Witches”, che tradotto in italiano nel 2013, è diventato “Otto Sabba per le Streghe”. Tuttavia, se si sfoglia la traduzione della prima edizione italiana del 2001 di “Wicca” di Cunningham, uno dei primi testi sulla Wicca ad essere stato tradotto in italiano, noteremo come in quel caso la traduttrice abbia lasciato invariato il termine rispetto all’originale, usando quindi “Sabbat”. O ancora, nella prima edizione (1999) de “Il Sentiero della Dea” di Phyllis Curott, troviamo ancora una volta il termine sabba per designare le festività, mentre invece nel suo “Wicca: il Libro Essenziale”, tradotto nel 2019, troviamo Sabbat.
La mia ipotesi è che per la maggior parte dei traduttori italiani, quella “t” finale rappresenti una semplice anglicizzazione del termine, e le scelte traduttive in questo caso diventano del tutto personali e arbitrarie, ma io non credo sia così.
Tuttavia, anche in inglese la distinzione non è sempre stata così netta. Infatti, il termine Sabbat per indicare le feste stagionali, sembra essere di coniatura abbastanza recente e legato alla rinascita del neopaganesimo. Ho preso in esame una serie di testi in lingua originale, considerati alla base del neopaganesimo per vedere quale termine usassero.
Ebbene, sia in “The Witch-Cult in West Europe” (1921) di Margaret Murray, che in “The White Goddess” (1948), di Robert Graves che in “Witchcraft Today” (1954) di Gerald Gardner, gli autori adoperano il termine Sabbath tanto in riferimento ai concili di streghe, quanto ai rituali agresti da cui sono nate le otto feste.
Al contrario, nell’ “Aradia, or the Gospel of the Witches” di Leland, la cui prima edizione originale è datata 1899, troviamo il termine Sabbat. Ovviamente considerando l’argomento del trattato, possiamo immediatamente capire come il termine non abbia alcun significato legato alla Ruota dell’Anno. A fugare ogni dubbio ci pensa il secondo capitolo dal titolo: “The Sabbat: Teguenda or Witch Meeting”, ovvero “Il sabba: tregenda o la riunione delle streghe” (piccola parentesi sul termine “tregenda”, sinonimo di sabba e “adunata notturna di streghe e demoni”. Il termine deriva dal latino “transienda”, ovvero “via di transito”, dal latino “transire” – passare attraverso. Questo significato ci riporta all’atmosfera e all’esperienza “in limine” che caratterizzavano simili riti).
Il primo testo tra quelli da me consultati che usa il termine Sabbat per indicare le celebrazioni annuali è “Where Witchcraft Lives” di Doreen Valiente, pubblicato nel 1962.
La mia idea, ma costituisce una pura e mera ipotesi personale, è che Valiente sia stata la prima ad omettere quell’ “h” finale per parlare delle feste pagane, che lo abbia fatto per distinguerlo o meno dall’idea medievale di sabbath, non mi è dato saperlo, ma certo è che considerato il suo ruolo e la sua influenza nella rinascita della stregoneria moderna, da lì il termine è passato di bocca in bocca e di penna in penna fra tutti i maggiori autori contemporanei.
© L’Almanacco delle Streghe