È il termine più usato per indicare chi ha che fare con le arti magiche. Nel corso della storia il suo significato è cambiato di pari passo con i cambiamenti delle società. È passato dall’essere un titolo portato con grazia (anche se sempre con un po’ di timore nella mente altrui), riservato a persone speciali; al diventare un’onta e una condanna di morte, affibbiato o agli emarginati e ai reietti, o a coloro su cui si voleva gettare il disonore e di cui ci si voleva sbarazzare.
Sto parlando della parola STREGA.
Sto parlando della parola STREGA.
Anche oggi, nonostante stiamo assistendo a una rinascita della magia, della stregoneria, del paganesimo e degli antichi culti, Strega resta un termine frainteso, abusato, violentato. Ciò che è cambiato però rispetto al passato, è che se prima ad usarlo in maniera dispregiativa erano coloro che volevano combattere e portare all’estinzione la spiritualità della Terra e le pratiche magiche, per imporre un culto monoteista patriarcale (non a caso il termine era usato in prevalenza contro le donne); oggi ad usarlo in maniera errata sono proprio gli stessi praticanti della stregoneria.
“Io sono più strega di te perché…” “Io sono una strega ereditaria quando sono più vera di te…” “Una vera strega fa questo e non fa quello…” “Non puoi definirti strega perché…” “Non puoi essere strega perché…”
Queste sono solo alcune delle tante frasi che circolano con rapidità sui social in guerre virtuali tra praticanti che anziché tendersi la mano e cercare di danzare a spirale in un Cerchio comune, pur consapevoli delle numerose sfaccettature che caratterizzano la stregoneria, battagliano fra loro cercando la propria affermazione (e quella della loro pratica, come fosse la sola e unica ad essere vera, o a essere la più autentica) nello screditare continuamente ciò che fanno o che sono gli altri (ma si può realmente sapere chi è qualcuno tramite ciò che mostra su un social?).
Quanto tempo ed energie sprecate.
Che dispiacere vedere praticanti della vecchia guardia essere, talvolta, del tutto sconosciuti all’accoglienza, alla gentilezza, all’educazione nei confronti dei nuovi (o di chi ha solo un parere e un’opinione personale diversa dalla loro); e che peccato vedere allo stesso tempo tanti praticanti della nuova guardia impelagarsi in catfight da web, dimostrando una grande chiusura che, a mio avviso, vanifica totalmente il grande amore e la grande passione che mettono nel loro studio e nella loro missione di volere fare sana divulgazione.
Che dispiacere vedere praticanti della vecchia guardia essere, talvolta, del tutto sconosciuti all’accoglienza, alla gentilezza, all’educazione nei confronti dei nuovi (o di chi ha solo un parere e un’opinione personale diversa dalla loro); e che peccato vedere allo stesso tempo tanti praticanti della nuova guardia impelagarsi in catfight da web, dimostrando una grande chiusura che, a mio avviso, vanifica totalmente il grande amore e la grande passione che mettono nel loro studio e nella loro missione di volere fare sana divulgazione.
E allora ogni tanto, davanti a tutto questo, mi viene in mente che forse dovremmo tutti provare a ripartire da zero. Fare tabula rasa dei radicati convincimenti e degli strutturati ragionamenti che ci hanno portato ad essere così arroganti e spocchiosi. Dovremmo premere il tasto canc sulla tastiera del nostro cervello e ritrovarci davanti un foglio bianco da iniziare a scrivere daccapo.
E da dove potremmo ripartire se non dall’origine di questa parola che oggi usiamo in maniera così sbagliata?
Dovremmo smetterla di pensare alla parola STREGA come fosse un titolo nobiliare, elitario e ricordarci che la Strega è anzitutto un archetipo, un personaggio dalle molte facce e descrizioni influenzato dal tempo e dalla cultura.
Così facendo forse, potremmo tornare a renderci conto che, come scrive Romanazzi nel brano che vi lascerò fra poco, “il significato del termine “strega” è simile in tutte le lingue del mondo”.
Sappiamo che le parole hanno potere, che contengono la saggezza e la magia dei nostri Antenati e delle nostre Antenate. Se il significato che si nasconde dietro questa parola è lo stesso in lingue tanto diverse tra loro, se la sua essenza è un’essenza comune a tutte, perché ci affanniamo tanto a voler cercare di rendere una strega migliore o più valida di un’altra?
Una Strega è una Strega.
Mi sembrava quindi carino e sensato, riportare di seguito i tanti modi per dire Strega nelle diverse regione d’Italia e in Europa. Per ricordarci sempre che anche con un nome diverso, il significato di chi si è e di ciò che si fa, non cambia.
QUANTI MODI PER DIRE STREGA
“Il significato del termine “strega” è simile in tutte le lingue del mondo. In Francia la sorcière deriva dal latino sortilegus e rappresenta colei che sa prevedere la sortes. In Inghilterra la witch proviene dal sassone wica, ovvero “sapiente”; mentre in Germania l’hexe deriva da aix, “capra”, animale da sempre legato ai culti pagani perché, rosicchiando le cortecce degli alberi, rievoca la divinità vegetazionale che si nutre di se stessa. Non a caso le sacerdotesse di Diana e le Baccanti erano solite vestirsi con pelli di capra durante i loro riti orgiastici.
Le origini italiane del termine risalgono invece alla strix, animale notturno simile a un gufo che Plinio descrisse con la testa grossa, gli occhi fissi, il becco e gli artigli da rapace e le penne chiare. Secondo la tradizione, essa entrava nelle case per cibarsi del sangue dei bambini o per avvelenarli dopo averli allattati. Il mito attecchì nella cultura romana ispirando Orazio nel suo Ars Poetica e Ovidio che, ne I Fasti, parlò di una creatura metà donna e metà uccello. […]
Nel territorio italiano, pullulano tutt’oggi tradizioni e leggende legate a terribili megere chiamate con nomi diversi. Abbiamo così le bazure che infestano i cieli della Liguria, le masche piemontesi, le affascinanti bele butele del Veneto, le gatte masciare pugliesi e le janare campane. In Abruzzo e in Calabria sono magare e ancora fate, belle donne, strie, sdrighe, vecchie che dall’antica magia delle erbe passarono ai Sabba, alle caccie selvagge, alle uccisioni di neonati e ai viaggi sulle scope.”
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LATINO: Strix, Striga, Malefica, Saga, Lamia
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GRECO ANTICO: Stryx, Strigòs, Lamia
IN ITALIA
- CALABRIA E BASILICATA: Magara
- CAMPANIA: Janara
- LIGURIA: Stria o Bàsura
- LOMBARDIA, EMILIA, TRENTINO, FRIULI-VENEZIA GIULIA: Strìa, Strea, Strolega, Maggia
- MARCHE: Strolleca
- PIEMONTE: Masca o Maggia
- PUGLIA: Masciáre, Chivàrze, Macàra, Stiara
- SARDEGNA: Coga, Stria, Brúscia o Maghiargia
- SICILIA: Mavara o Majara
- TOSCANA: Borde
- UMBRIA: Stroll'ca
- VENETO: Strìa/Striga/Strigo
IN EUROPA
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ALBANESE: Magjistare
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BASCO: Sorgina
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BIELORUSSO: Ведзьма
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BOSNIACO: Vještica
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BULGARO: Bещица
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CATALANO: Bruixa
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CECO: Čarodějnice
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CORSO: Strega
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CROATO: Vještica
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DANESE: Heks
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ESTONE: Nõid
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FINLANDESE: Noita
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FRANCESE: Sorcière
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GAELICO SCOZZESE: Bana-bhuidseach
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GALIZIANO: Bruxa
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GALLESE: Wrach
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GRECO: μάγισσα
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INGLESE: Witch
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IRLANDESE: Cailleach
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ISLANDESE: Norn
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ITALIANO: Strega
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LETTONE: Ragana
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LINGUA TATARA: Сихерче
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LINGUE FRISONI: Hekse
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LITUANO: Ragana
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LUSSEMBURGHESE: Hex
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MACEDONE: Bештерка
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MALTESE: Witch
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NORVEGESE: Heks
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OLANDESE: Heks
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POLACCO: Czarownica
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PORTOGHESE: Bruxa
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RUMENO: Vrăjitoare
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RUSSO: Bедьма
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SERBO: Bештица
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SLOVACCO: Čarodejnice
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SLOVENO: Čarovnica
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SPAGNOLO: Bruja
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SVEDESE: Häxa
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TEDESCO: Hexe
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UCRAINO: Відьма [vid'ma]
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UNGHERESE: Boszorkány
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YIDDISH: מעכאַשייפע