IL NISSE NORVEGESE
Il termine Nisse potrebbe derivare da Nils, un diminutivo per “Nicholas” anche se il Nisse non ha nulla a che fare con il giorno di San Nicola; è invece una figura collegata alla Vigilia di Natale.
Altre teorie invece collegano il suo nome alla parola niðsi: "caro piccolo parente". E fra poco vedremo perché.
Era usanza per i vecchi fattori e contadini, rispettare il Nisse nella vita di tutti i giorni, soprattutto nella giornata del giovedì quando non si doveva filare o tagliare la legna da ardere.
La figura del Nisse norvegese, era circoscritta solo nella parte sud-orientale del paese. I distretti settentrionali e occidentali erano il territorio del Gardvord e del Tunkall.
Il Gardvord era un gigante che poteva tenere testa a qualsiasi troll. Poiché era troppo grande per rinchiudersi nel fienile, gli veniva concesso l'uso di una stanza vuota o di una dependance. Si lasciava vedere più spesso dei Nisse, mentre il Tunkall appariva e conversava solo con gli anziani. Molto probabilmente, il Tunkall o il Gardvord, erano il fantasma di qualche vecchio nonno, forse di colui che aveva fondato la fattoria e aveva giurato di non lasciarla mai.
Discendente del Gardvord e del Tunkall, il Nisse ha le dimensioni di un piccolo folletto, alto solo quanto un bambino di un anno.
Quando sceglie di togliersi il berretto rosso, rendendosi così visibile, si può vedere che ha una lunga barba grigia.
A differenza di quello di campagna, il Nisse di città potrebbe indossare un vestito rosso o blu, mentre quello delle fattorie indossa un camice e pantaloni di lana naturale. Anche se sono piuttosto sgualciti e dall'aspetto ordinario, le sue scarpe con la fibbia possono portarlo su montagne e paludi a velocità impressionante.
Anche se a misura di bambino, preferisce la compagnia degli adulti, quindi diciamo che è più un vecchietto in miniatura.
Non gli piace che la sua routine venga interrotta e se sorprende qualcuno intento a spiarlo mentre compie le sue faccende, abbandonerà subito quella fattoria e i rispettivi proprietari.
Durante le sue passeggiate notturne, porta con sé una lanterna con una fiamma blu.
Finito il suo lavoro, si ritira nel fienile, nella stalla, in cantina o sull'albero più vecchio del cortile. La rottura incauta anche di un solo ramo di questo albero lo costringerà a lasciare la fattoria.
Poiché agisce solo avvolto dalle tenebre, va in una specie di letargo durante i lunghi giorni d'estate. Si sveglia e torna operativo a partire da Michaelmas (29 Settembre), quando cambia il suo cappello a punta con uno rotondo, che indossa solo per il giorno.
Il Nisse norvegese evita il sole ma ama la luce della luna, soprattutto se riflessa dalla neve.
Al Nisse sono particolarmente cari i cavalli neri. Nella fattoria dove egli vive e opera, un cavallo, di solito una cavalla nera, sarà sempre ben curata, il suo manto splendente, la sua criniera pettinata e persino intrecciata dalle sue mani invisibili. Se tale cavalla viene venduta, il Nisse andrà via con lei.
La Notte del Solstizio o alla Vigilia di Natale, è imperativo servire al Nisse una ciotola di porridge con un grosso pezzo di burro nel mezzo. Al Nisse norvegese piacciono anche la torta e la birra. A differenza del Brownie inglese o di Robin Goodfellow, gli piace ricevere vestiti. Come regalo di Natale, non si può sbagliare nel regalargli o lasciargli come offerta un nuovo berretto rosso con una nappina sulla punta o una giacca con frange di campanellini, ma non regalategli niente di così bello come un paio di pantaloni di pelle bianca; li troverà troppo belli per lavorarci, e voi dovrete fare tutti i lavori da soli.
IL NISSE DANESE
A prima vista, sembra abbastanza facile distinguere il Nisse danese dal Nisse norvegese, perché l'unica differenza è l'assenza del fiocco sul cappello del Nisse danese.
La penisola dello Jutland, in Danimarca, una volta aveva il maggior numero di Nisse di tutto il Nord-europea. Di conseguenza, ancora oggi quando si pensa genericamente al Nisse, di si pensa al classico Nisse Jutlandese.
È di indole petulante e, come il suo cugino norvegese, non ama i bambini. Durante il periodo natalizio potrebbe portare un ramo di betulla infilato nella sua fascia.
Si prende cura del bestiame in modo eccellente, rubando persino ai vicini per dare agli animali del grano extra.
Il suo migliore amico è il gatto di famiglia, ma va d'accordo anche con le martore e altre creature che svernano tra le travi. I cani gli abbaiano contro, e questo è uno dei motivi per cui gli piace tenersi fuori dalla loro vista, anche se non gli dispiace sedersi sul davanzale di una finestra e lasciar dondolare i piedi.
Il Nisse danese potrebbe abitare in qualsiasi spazio buio nella fattoria. In città, preferisce la soffitta o un posto vicino al camino, il che lo rende simile ai vecchi Spiriti del Focolare.
È devoto alla famiglia ma spesso in contrasto con le cameriere e i braccianti.S e lo prendono in giro, si vendicherà strappando loro le coperte mentre dormono, gettandole nel pozzo, o annerendo i loro volti con la fuliggine del camino.
Al Nisse danese, va offerto un dolce di cui va particolarmente ghiotto: il ris a l'amande, un budino di riso fatto con mandorle, panna montata e sherry. Poiché è un tipo umile, dovreste servirglielo in una ciotola di legno con un cucchiaio di legno. In alternativia gli si può offrire un semplice porridge di riso, assicurandosi che il panetto di burro sia abbastanza freddo da permettergli di notarlo prima che si sciolga e coli sul fondo della ciotola. Se pensa che non ci sia burro nel suo porridge, il Nisse farà i capricci.
Ma tranquilli, anche se si arrabbia facilmente, il Nisse danese di solito se ne pente dopo poco, e ci sono davvero poche cose che potreste fare per fargli abbandonare la famiglia.
IL TOMTE
Il Tomte è lo spirito svedese associato a Yule e al Natale, ed è ovviamente la controparte svedese del norvegese Nisse.
Tomte deriva da tomt che si riferisce alla terra che si trova sotto le fondamenta della casa e della fattoria, e nel cortile della proprietà. Così il Tomte, o Tomte-gubbe, è tradotto come "il vecchio del terreno", o "uomo di casa".
Le sue ossa sono più vecchie anche delle travi che reggono i muri, e si identifica con il terreno stesso su cui è costruita la sua casa.
Solitamente i Tomte dimorano nel Botrae, un albero antico che cresce davanti alla porta della fattoria. Di solito è un tiglio, un frassino o un olmo.
Il Tomte è simile nell'aspetto e nella statua allo gnomo da giardino medio, ed è raffigurato come un uomo anziano con una lunga barba, vestiti a brandelli di solito in grigio, blu o rosso e un berretto rosso.
Al posto delle magiche scarpe con la fibbia del Nisse, il Tomte indossa calze grigie e zoccoli di legno, per farsi strada nella neve. Se vuole andare da qualche parte velocemente, prende in prestito la slitta del contadino.
Il Tomte era incaricato dei lavori agricoli tra cui la protezione e l'allevamento degli animali, il tagliare la legna e la cura della crescita del bestiame. Nonostante le sue dimensioni, gli si attribuiva un'incredibile forza e resistenza.
Alcune teorie credono che possa essere legato ad antiche pratiche di venerazione ancestrali, teoria che si ricollega anche al Nisse, visto come lo spirito ancestrale di un vecchio agricoltore che abitava quella terra.
La connessione tra gli Spiriti degli Antenati e gli Spiriti dei Fae è una connessione molto forte in Europa.
Come il Nisse, anche il Tomte aveva un'affinità con i cavalli e si credeva che il cavallo più sano fosse quello che il Tomte favoriva e di cui si prendeva cura, spesso intrecciando lui stesso la criniera e la coda del cavallo.
Il Tomte era gran lavoratore ed era un grande alleato da avere in casa e nella fattoria. In cambio del suo aiuto, il Tomte chiedeva molto poco. Gli unici pagamenti richiesti dal Tomte erano la fiducia nelle sue capacità, l’uso di buone maniere nella fattoria, il lavoro di squadra nella fattoria e nella casa, il rispetto del Tomte stesso, il trattare bene gli animali, e una ciotola di porridge con burro al Solstizio d'Inverno o la notte di Natale (a seconda dell'epoca).
Al Tomte piace che la sua offerta di porridge sia piena di burro e di miele. Il posto migliore per lasciargli il suo pasto è la stalla, perché preferisce la compagnia del bestiame. I regali che gli vengono presentati la mattina di Natale dovrebbero essere: un pezzo di stoffa grigia, da cui presumibilmente si farà dei vestiti, un pizzico di tabacco e tanta argilla quanta ne può contenere una vanga. Quest'ultima è o un segno della sua natura ctonia, il materiale per fare una pipa, o un riconoscimento che è stato lui a porre la prima palata di terra nei muri della casa.
L’ASPETTO OSCURO DEL TOMTE
Tuttavia, il Tomte aveva anche un lato più oscuro, come quasi tutti gli Spiriti.
Se insultato, offeso o mancato di rispetto, se non ci si impegnava nella fattoria, se si maltrattavano gli animali, se non gli si facevano offerte o non si osservavano le tradizioni, il Tomte andava su tutte le furie.
Si nascondeva, metteva a soqquadro o rompeva gli oggetti in casa, legava insieme le code del bestiame e, in alcuni casi, uccideva il bestiame e gli animali domestici con il suo morso velenoso, oppure li picchiava.
Se invece una persona veniva morsa da un Tomte, non poteva essere curata con mezzi naturali e doveva cercare una guarigione ultraterrena. Una maledizione e la sfortuna si sarebbero abbattute su chiunque avesse disfatto la criniera e la coda del cavallo che il Tomte aveva intrecciato.
Se invece una persona veniva morsa da un Tomte, non poteva essere curata con mezzi naturali e doveva cercare una guarigione ultraterrena. Una maledizione e la sfortuna si sarebbero abbattute su chiunque avesse disfatto la criniera e la coda del cavallo che il Tomte aveva intrecciato.
Quando arrivò il cristianesimo, il Tomte, come la maggior parte degli spiriti folcloristici, fu ulteriormente demonizzato.
Nel XIV° secolo si credeva che bisognasse vendere la propria anima o eseguire rituali demoniaci per attirare una Tomte nella propria fattoria. Se un contadino otteneva un grande successo mentre i suoi vicini non lo facevano, veniva accusato di avere un Tomte come alleato e veniva accusato di stregoneria durante le inquisizioni.
Più tardi, con la mercificazione del Natale, al Tomte fu data un'immagine molto più buona e veniva spesso rappresentato insieme alla Capra di Yule, mentre andavano casa per casa con i regali per i bambini.
Nel Tomte potremmo forse vedere l’antenato del classico e può essere Elfo di Natale o degli aiutanti di Babbo Natale.
Come il Tomten, il Tonttu finlandese è un fumatore di pipa. Non gli dispiace nemmeno un bicchiere di brandy insieme al suo porridge di riso. Si può lasciare la sua offerta la notte della Vigilia di Natale nella sauna, luogo dedicato alla pulizia sia fisica che spirituale nella casa finlandese.
I finlandesi stessi amano vestirsi da Joulutonttuja, "Yule tonttus", indossando berretti di cotone rosso con campanelli alle punte, e amano soprattutto vestire le bambine con il l’abito completo: berretto rosso, vestito rosso, sciarpa a righe e calze.
Se non avete mai visto un Tonttu, è perché non passa molto tempo in superficie. La sua vera casa è un mondo scintillante che si trova sottoterra.
Alcuni Tonttu non arrivavano nel momento in cui veniva fondata una fattoria, ma dovevano essere portati dal cimitero. Una volta portato a casa, gli si doveva dare la sua stanza con il suo letto e il suo tavolo da pranzo. Fatto questo, avrebbe fatto prosperare la famiglia.
GLI ANTENATI DEL NATALE
Mi pare evidente che le figure del Nisse, del Tomte e del Tonttu, altro non siano che un misto tra Spiriti degli Antenati e Spiriti del Luogo.
Il loro carattere, così attento al benessere della famiglia ma anche così irascibile, ricorda molto l’idea dei culti ancestrali secondo cui i nostri Antenati vegliano sempre su di noi, e sono costantemente interessati al nostro successo, ma allo stesso tempo se non ci ricordiamo di loro e non li onoriamo come si deve, possono creare problemi.
Non è un caso che questi Spiriti domestici siano spesso capricciosi, proprio perché si credeva che durante la Notte di Yule o della Vigilia di Natale, gli spiriti dei defunti, anche quelli più recenti, tornassero a far visite alle loro vecchie case.
Come parte di un rituale antico, un tempo prevalente in tutta Europa, la tavola veniva imbandita per questi visitatori fantasma; le candele venivano lasciate accese per il loro divertimento; e, in alcuni casi, i vivi lasciavano i loro letti per permettere agli Antenati una notte di sonno prima che le campane iniziassero a suonare la mattina di Natale.
Non vi ricorda forse ciò che oggi facciamo soprattutto a Samhain?
Già. Questo dovrebbe farci capire come non esiste un tempo stabilito per ricordare e onorare i nostri Antenati, che loro sono sempre presenti, e che vanno onorati, ricordati e celebrati.
E quale momento migliore per celebrare i nostri Antenati, la nostra Famiglia Spirituale, se non questo periodo di feste dedicato proprio alla famiglia?
Questo Yule e questo Natale, ricordatevi dei vostri Antenati!
© L’Almanacco delle Streghe
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