Mancano ormai poche ore all’uscita del mio primo libro La Voce di una Strega: parole da condividere con la Luna e sono preda di un via vai di emozioni dis-continue. Come se questo non bastasse, nei prossimi giorni vi rivelerò un altro progetto a cui ho lavorato (e su cui sto continuando a lavorare poiché è un continuo work in progress) che è in qualche modo legato al libro o che comunque ne condivide il processo creativo e comunicativo che vi è alla base.
Ho deciso però di ingannare l’attesa dell’uscita del libro e dello svelarvi l’altra novità, raccontandovi un po’ cos’è che mi sta muovendo negli ultimi mesi, su cosa sto focalizzando la mia pratica e la mia ricerca, cosa mi ha portato a decidere di pubblicare un Grimorio Poetico che è anche Diario dove voi stessi e voi stesse potrete scrivere, e perché ho deciso di chiamarlo La Voce di una Strega.
IL MISTERO DELLA LINGUA E L’AMORE PER LE PAROLE
Come scritto nell’introduzione:
“Il titolo di questo libro nasce dalla mia idea che ogni Strega possiede la conoscenza e la comprensione del grande potere delle parole, che una volta pronunciate dalla sua voce manifestano tutta la loro energia, suscitano un cambiamento e creano una nuova realtà”.
Al centro di tutto vi è il grande amore per le parole. Ma prima ancora di questo vi è un profondo interesse per il linguaggio. Ciò che mi incuriosisce è legato, almeno in parte, dalla consapevolezza che, nonostante i progressi e gli studi al riguardo, ancora non siamo veramente in grado di capire come funziona effettivamente il linguaggio. Dopo un secolo di linguistica, non siamo ancora capaci di spiegare le cose fondamentali del linguaggio: come funziona nella nostra mente, cosa significa effettivamente comunicare, o se possieda o meno una struttura nascosta.
Ferdinand de Saussure, Noam Chomsky, Stephen Pinker e altri linguisti e psicologi hanno sostenuto che il linguaggio è una capacità umana fondamentale e innata. Ma non sono in grado di spiegare come siamo arrivati ad avere tale capacità, se faccia parte del nostro cervello fisico o di un fenomeno che emerge della nostra coscienza.
La linguistica e il linguaggio, sono pieni di misteri. Come siamo arrivati a comunicare, la prima volta? Cosa si è definito coscientemente e consapevolmente per la prima volta linguaggio? Non sappiamo se il linguaggio sia stato inventato una volta o molte volte.
Considerato il suo uso quotidiano e automatico, il linguaggio può sembrarci qualcosa di banale e scontato, ma si iniziamo invece a pensare a riflettere su tutta quell’intricata serie di informazioni che si devono elaborare per gestire anche un semplice discorso, ci accorgiamo che non è così.
Per prima cosa bisogna conoscere, anche inconsciamente, migliaia di regole e decine di migliaia di eccezioni a queste regole. Poi bisogna possedere un vocabolario molto ricco, addirittura enorme: un milione di parole o più! Infine, bisogna essere capaci di tradurre le esperienze in parole e frasi che non hanno alcuna relazione reale con quelle esperienze.
Per fare un esempio pratico: ordinare una pizza è un’azione semplice e immediata. Ma da un punto di vista della lingua, quante azioni collaterali possono nascere da questa attraverso determinati usi di parole e del linguaggio? Possiamo solo ordinare una pizza, oppure possiamo raccontare la storia della pizza, se ne può far immaginare l’odore e il sapore. Si possono usare metafore, espressioni idiomatiche, proverbi e modi di dire fino ad arrivare a portare un concetto concreto in astrazione!
RENDERE L’INVISIBILE, VISIBILE!
Sì, perché il linguaggio ci permette di parlare e di dare un nome anche all’invisibile, ai concetti filosofici e spirituali più astratti. Attraverso la lingua possiamo spiegare cose che nessuno ha mai visto o percepito. Ogni frase che pronunciamo possiede il potenziale per essere qualcosa che nessuno ha mai sentito prima.
In poche parole: il linguaggio rende l’invisibile manifesto!
Per questo possiamo considerare il linguaggio è un sistema magico. Gli antichi lo sapevano bene e le leggende e i miti sulla nascita del lingua e del linguaggio sono una tematica transculturale che attraversa regioni e culture qualsiasi periodo e parte del Mondo.
Gli egiziani consideravano il loro sistema di scrittura sacro. Geroglifico, deriva dal greco hieroglyphikós, ovvero “incisione sacra” “scrittura sacra”, e parte del rito con cui Iside fa rivivere Osiride consiste nel pronunciare una parola magica segreta.
Il Libro della Genesi, si apre con un Dio che conosce già il linguaggio, perché le lettere dell’alfabeto sono venute prima del Signore stesso, che può quindi usarle per dar il via alla Creazione:
«Dio disse: "Sia la luce". E la luce fu.»
Per molto tempo, il nome di questo Signore, tra l'altro, è stato considerato come una parola così potente che persino pronunciarla era proibito.
Nel famoso versetto del Vangelo di Giovanni (Giovanni 1:1), leggiamo la famosa frase:
"In principio era il Verbo, e il Verbo era preso Dio, e il Verbo era Dio"
Giovanni usa la parola greca logos, che significa sia "parola" che "ragione".
Sempre nella Genesi, quando Dio vuole punire gli esseri umani che cercano di sfidarlo e disubbidirgli innalzando la famosa Torre di Babele, lo fa confondendo le loro lingue in modo che non possano parlare tra loro (che parlavano tutti la medesima lingua).
Ma pensiamo anche a parole come “incanto” e “incantesimo”, dal latino: incantare, composto da in- intensivo e cantare, ovvero “recitare formule magiche”, o “maledire” e “benedire”, letteralmente “dire male” o “dire bene”; o ancora “invocare” e “evocare”, “chiamare (con la voce) da dentro”, “chiamare da fuori”; o anche “preghiera” che porta con sé la radice indoeuropea prach- ossia: domandare, chiedere.
In tutte queste azioni le parole, la verbalizzazione, il linguaggio, la lingua, la Voce, sono presenti e protagoniste.
IL POTERE DELLE PAROLE
Il linguaggio è veramente una grande dono e un’arma potente, e Streghe e Maghi di qualsiasi tempo lo hanno sempre saputo. C’è stato addirittura chi ha creato delle vere e proprie lingue magiche: pensato al Linguaggio Enochiano di John Dee scoprì e Edward Kelly.
Ma quello che dobbiamo imparare e ri-scoprire è quanto anche il nostro linguaggio di tutti i giorni sia vivo, magico e potente. E i nostri Antenati e le nostre Antenate lo sapevano bene. Pensiamo ai romani che scrivevano le loro defixiones usando il linguaggio quotidiano (anche colloquiale). Non c'era bisogno di possedere chissà quali rivelazioni misteriose, e le defixiones richiedevano poca o nessuna competenza particolare. Il creatore scriveva semplicemente ciò che voleva ottenere, sacrificava un animale, pregava e gettava le defixiones in un pozzo. Et voilà!
Ancora oggi sappiamo tra le nostre pratiche di Streghe Moderne, scriviamo desideri o cosa da bandire su pezzi di carta che poi bruciamo, seppelliamo, chiudiamo in sacchetti ecc…
VOCES MAGICAE E PAROLE BARBARE
Parole magiche, nomi segreti, linguaggi arcani e voces magicae fanno popolarmente parte della magia. Anche se la maggior parte delle Streghe e dei Praticanti conduce rituali e azioni magiche nella propria lingua madre, spesso possiamo ritrovarci ad usare parole in lingue straniere, in lingue morte, in lingue magiche o parole delle quali non conosciamo minimamente l’origine o il significato certo.
Il concetto di voces magicae mi affascina in particolar modo.
Con Vox Magica, anche detta “parola barbara”, si indica in magia una parola o una frase il cui significato letterale è andato perso. Tuttavia, è anche probabile che la maggior parte delle parole barbare non abbia alcun significato letterale.
Portano questo nome perché il loro significato sarebbe da ritrovarsi in quelle lingue parlate dai "barbari", ovvero da coloro che non parlavano greco quando i greci pensavano di aver inventato la civiltà.
Nel rituale, le parole e i nomi barbari non devono avere un senso o essere compresi dal ritualista.
Alcune voces magicae derivano dall'ebraico, dall'antico egiziano e dal persiano; alcune si basano sul Linguaggio Enochiano o da altre lingue magiche.
Il più famoso esempio di Vox Magica è: ABRACADABRA.
Abracadabra viene tramandata scritta, come una parola usata in un incantesimo per curare la febbre. Esistono varie ipotesi sul significato originario di questa parla barbara: per alcuni avrebbe origini aramaiche e il significato sarebbe “io creo mentre parlo”, per altri sarebbe legata all’ebraico e significherebbe “questo accade mentre viene detto”, ma secondo altri deriva probabilmente dalle parole caldee abbâdâ ke dâbrâ, ovvero "perire come la parola".
Chi di noi leggendo la famosa Runa delle Streghe di Doreen Valiente, non è rimasto perplesso e affascinato davanti a quella misteriosa anafora che recita: EKO, EKO…
Secondo alcuni, la parola Eko deriva probabilmente dalla stessa radice del latino ecce, "ecco/vedete/guardate” come in Ecce homo, "Ecco l'uomo".
Nella Runa, Eko viene seguito da nomi di divinità da invocare in punti cardinali specifici:
Est: Eko Eko Azarak Eko
Sud: Eko, Eko Zomelak
Ovest: Eko, Eko Cernunnos
Nord: Eko, Eko Aradia
Sud: Eko, Eko Zomelak
Ovest: Eko, Eko Cernunnos
Nord: Eko, Eko Aradia
Ancora, pensiamo a: ASKI KATASKI HAIX TETRAX DAMNAMENEUS AISION.
Questa preghiera risalirebbe al tempo in cui Diana era venerata a Efeso e si diceva che fosse associata a lei. Alcuni dicono che il significato è indecifrabile, altri che significa "Tenebre, luce, sole e verità”. Qualunque cosa significhi, questa frase è stata usata per più di duemila anni come protezione. È uno dei più grandi incantesimi.
Ne “Le Baccanti” di Euripide, duranti i riti dionisiaci le donne invocano: EVOÈ, esclamazione di giubilo in onore di Dioniso, che ebbe perciò l’appellativo di Evio: Viva Bacco, il nostro re, Evoè evoè.
Ancora oggi, tante Streghe intonano Io Evo He per entrare in uno stato meditativo, durante un rituale o per innalzare l’energia in un Cono di Potere.
In ultimo, come non citare la famosa massima, incontrata quando avevo 16 o 17 anni nel famoso Fronde dell’Antico Noce di Ottavio Spinelli: APO PANTOS KAKODAIMONOS, ovvero “Si allontanino da me tutti gli spiriti maligni”, frase che ancora oggi spesso mi trovo a ripetere e a sussurrare tra me e me quando sento bisogno di protezione.
© L’Almanacco delle Streghe
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